Palombara Sabina

Abitanti: 13.203, detti Palombaresi
Altitudine: m 372
Distanza da Roma: km 37

 

Nella bassa Sabina, su un colle alle falde del Monte Gennaro, massiccio calcareo che raggiunge i 1271 metri di altezza sorge Palombara, il cui abitato è dominato dal Castello Savelli di fondazione medievale ma rimaneggiato nel XVI secolo. Il borgo antico ha una strut­tura concentrica che si sviluppa intorno al Castello, con una miriade di strade strette, serrate e dall'andamento curvilineo, che avevano lo scopo di renderne difficile l'espugnazione da parte dei nemici.  La parte nuova del paese, a partire dal 1960, si è formata più in basso, sul colle del “Colle Coco” e nella zona di Santa Maria.

Palombara Sabina probabilmente può essere identificata con l’antica CAMERIA che Tito Livio, nell’elenco delle città conquistate da Tarquinio Prisco (intorno al 492 a.C), ne aveva bene o male determinato la posizione geografica. Una volta distrutta, però, scomparve definitivamente.

Storici e ricercatori vari già a metà dell’Ottocento sostenevano l’esistenza di Cameria in questi luoghi, ma solo il famoso archeologo Rodolfo Lanciani, dopo ripetute ricognizioni effettuate nei primi mesi del 1907, ritiene di aver identificato la localizzazione di Cameria sul colle Tintillo subito sotto Castiglione 

Il ritrovamento dei resti fossili del cosiddetto “Uomo di Cretone”, conservato al Museo Etnografico Pigorini di Roma, può far ipotizzare, però, che gli insediamenti in quest'area siano ancora di età precedente.

Il toponimo potrebbe originare dal termine ”Palumbaria“ (dal latino palumbus, «colombo»), costruzione rurale utilizzata per l'allevamento dei colombi, molto diffusa in tutto il Lazio. Il toponimo Palumbaria appare già nell’849 e 859 e potrebbe derivare dal nome casa Palumbi, un fondo dato in enfiteusi dagli abati Siccardo e Pietro. Il termine Palumbaria lo si ritrova ancora nell’863 nel Liber Largitorium di Gregorio da Catino. Non è escluso che possa derivare da Palumbi farae, anche se la desinenza - ara - nella Sabina, si restringe solo a Fara e Palombara. La "fara" era uno stanziamento militare longobardo scaglionato lungo i colli dei confini, successivamente divenuti farae, cioè nuclei familiari stanziali che daranno origine al castrum (castello). Dunque, potrebbe essere stato un Palumbus a dare il nome alla fara, ma non è nemmeno da escludere che derivi da columbaria, toponimo presente nel 1111 e risalente alla consuetudine sepolcrale longobarda della "columba ex ligna facta" collocata sulla pertica posta sopra la tomba del guerriero. Il riferimento a Columbaria lo si trova già nel 1029 in una bolla di papa Giovanni XIX dove il nome è utilizzato per indicare il feudo dei di­scendenti del duca longobardo Alberico e degli Ottaviani, che avrebbero a lungo dominato il paese e che diedero avvio al loro predominio con Giovanni de' Crescenzi Ottaviani. Essi riuscirono a guadagnarsi una certa autonomia dalla Santa Sede, tanto da farsi chiamare reguli («pic­coli re»), titolo che non fu adottato in nessun'altra signoria laziale e che venne mantenuto fino al 1599.   

Il Castello di Palombara vantava prestigio e notorietà che andava ben oltre i confini della città. Papi, antipapi e Imperatori: Enrico IV e Federico Barbarossa vi trovarono ospitalità; il Conte Ottaviano nel 1111 firmò l’atto di restituzione in favore dell’Abate di San Giovanni in Argentella; nel 1180 vi venne arrestato l’antipapa Innocenzo; nel 1285 Papa Onorio IV (Giacomo Savelli) confermò il proprio testamento; dal 1307 al 1311 fu sede del Tribunale Ecclesiastico per il processo contro i Templari  presieduto da Pandolfo Savelli e  il 27 luglio 1310 vi fu condannato Frà Gualtiero di Giovanni da Napoli, ultimo dei Templari italiani; nel 1532 vi trovò rifugio Benvenuto Cellini in fuga da Roma; nel 1602 vi nacque Virginia Savelli Farnese, fondatrice delle Oblate Agostiniane di Santa Maria dei Sette Dolori 

Nel XIII secolo il feudo passò alla famiglia Savelli che riuscì a estendere il suo potere fino a diventare feu­dataria assoluta del territorio per tutto il XVI secolo.
La signoria dei Savelli trascinò Palombara in una serie di vicende molto spiacevoli e piuttosto violente che culminarono con la pubblica ammenda fatta a Roma da Giacomo Savelli per aver favorito la banda di Tiburzio e Valeriano di Maso, i quali con la sua complicità avevano fatto di Palombara la base per i loro delit­ti. Successivamente, tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, i Savelli si allearono con i Colonna contro gli Orsini e furono questi ultimi a prevalere nella contesa, anche se solo per un breve periodo, perché favoriti da papa Alessanro VI (Rodrigo Borgia).

Nel 1461 Federico di Montefeltro, Duca di Urbino e Alessandro Sforza cinsero d’assedio Palombara. Giacomo Savelli, alleato dei Colonna aveva accolto tra le sue mura le truppe di Giacomo Piccinino da Perugia, alleato a sua volta con i D’Angiò, al cui comando era Silvestro da Piacenza che, occupato il Piceno, si stava muovendo verso Roma conquistando le terre degli Orsini in Sabina. L’assedio ebbe inizio il 6 maggio e si concluse il 9 luglio 1461 con l’atto di sottomissione di Giacomo Savelli a papa Pio II. Nel secolo successivo la guerra fra papa Paolo IV, alleato dei Francesi, e gli Spagnoli del duca d Alba coinvolse pesantemente Palombara, che venne incendiata e in gran parte distrutta nel 1556. Tra alterne vicende i Savelli rientraro­no in possesso di Palombara, ma nel XVII secolo il tracollo economico li costrinse a rinunciare al feudo che passò ai Borghese nel 1637, che lo cedettero ai Torlonia nel 1893 e da questi passò, nel 1949, ai Cesarini-Sforza ed infine, nel 1972, acquistato dal Comune  di Palombara Sabina.

Al breve perio­do di amministrazione francese (1809-1814) seguì la restaurazione pontificia nel 1816. Nel 1870 Palombara si costituì in Comune e nel 1872 fu stabilito con regio decreto di aggiungere Sabina al nome di Palombara.

Nel 1900 Palombara Sabina venne collegata alla linea ferroviaria Roma - Sulmona - Pescara (la stazione ferroviaria si trova a cica 8 Km nel Comune di Marcellina ed è oggi poco agevole per i collegamenti). E’ invece più comodo usufruire della metropolitana FR1 Fiumicino - Passo Corese, con stazione a Piana Bella di Montelibretti, sia per la frequenza dei treni (ogni 15 minuti) che per il collegamento navetta con pullmans da e per Palombara.

Palombara Sabina è un centro agricolo e commerciale abbastanza attivo nel­la produzione di olio e frutta, con le ciliegie “cerase” di cui, in particolare, è rinomata la qualità prettamente autoctona denominata “Ravenna di Palombara".

CASTIGLIONE – È un’antica costruzione fortificata del IX o X secolo di notevole interesse archeologico. Il perimetro delle mura è rinforzato da 17 torri con la “Rocca” al centro del punto più alto del colle. La città risulta abbandonata dal 1350.

CHIESE: 

- Abbazia di San Giovanni in Argentella – L’abbazia, che dal 1900 è Monumento Nazionale, si trova a circa due chilometri dal paese. Recenti studi fanno risalire la sua fondazione già all’VIII secolo ad opera dei benedettini sui resti di un oratorio paleocristiano e di una villa romana. Tra il IX e l’XI secolo essa è stata tra le più potenti abbazie del Lazio ed ha esercitato una notevole influenza interponendosi tra la Diocesi Tiburtina e la pressione espansionistica dell’abbazia di Farfa. L’abbazia, di austera bellezza, è in stile romanico arcaico così come il bel campanile. Di pregevole fattura sono il Ciborio di scuola longobarda, forse unico nel suo genere e la “Pergola di Centurius”, dal nome dell’autore che la eseguì nel 1170, una splendida iconostasi in stile pre-cosmatesco.

Sul finire del IX secolo tutta l'area era infestata dai Saraceni dediti a scorrerie di ogni tipo e che fecero di Farfa la loro base, ma non è da escludere l’ipotesi di una prolungata permanenza anche in questa zona. La conferma è testimoniata dal fatto che a quell’epoca risale il culto di San Biagio a Palombara, consi­derato, allora, il protettore delle popolazioni minacciate dagli infedeli.

- Collegiata di San Biagio - La chiesa è risalente al 1101 ed è stata costruita su una preesistente “cella” benedettina recentemente riportata alla luce e visitabile. La struttura origina­ria è romanica mentre l’attuale risale al 1850 quando subisce una radicale trasformazione. All'in­terno si possono ammirare: il quadro della Madonna della Neve, di Antonio da Viterbo, pittore del XV secolo, la tavola del Redentore della metà del sec. XIV di autore ignoto e, al centro del catino absidale, l’apoteosi di San Biagio, opera del pittore lombardo Raffaele Casnedi.

- Santa Maria del Gonfalone, si trova alla periferia del paese, probabilmente di origine trecentesca fu ampliata nel 1507 con la costruzione delle due cappelle a crociera all'ingresso della chiesa. Al suo interno si conserva l’Annunciazione opera di Antoniazzo Romano.

 

FESTE PRINCIPALI

- Festa di san Biagio – Patrono di Palombara Sabina (3 febbraio):
 Oltre alla tradizionale unzione della gola (di cui il santo è conside­rato protettore), che viene fatta a tutti i cittadini in chiesa, si tiene una solenne processione e si esibisce la banda del paese.

- Sagra delle Cerase (1ª o 2ª domenica di giugno):
  Nell'occasione si tiene la tradizionale sfida tra i sei rioni, per stabili­re chi abbia allestito il carro  
            allegorico più suggestivo. Questi carri sono letteralmente tappezzati di ciliegie e fiori.
- Sagra della 'Persica':
  Si tiene nella frazione di Cretone nel corso della festa si svolge una sfilata di carri allegorici tutti    
addobbati con sciccose pesche.
- Estate Palombarese, (Luglio e Agosto):
  Manifestazioni di vario genere, tra cui: festa della birra; festa del cocomero; festa delle pizze fritte.

- Giorno di Bacco e Grande Festa dell’Olio (1ª o 2ª domenica di Novembre)                      Presentazione e degustazione dei vini e dell’olio sabino della nuova stagione agricola                              A cura delle Associazioni “Idee&Valori” e “La Palombella”                                                              

  

 

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